AstronomiaOsservazione del cieloVia Lattea
Trending

T CrB: una nova in ritardo?

Entro settembre 2024 era attesa l’esplosione di T Coronae Borealis, tuttavia non è successo ancora niente – la nova è in ritardo! Che cosa sta succedendo? Per prima cosa è utile dire come stanno le cose: T CrB è come gli stregoni. Non arriva mai in ritardo, né in anticipo, ma precisamente quando intende farlo. Siamo noi che facciamo fatica a capirne cosa vuol fare!

Una stella “nuova”

L'immagine mostra la il residuo della supernova di Tycho o SN 1572. Si tratta di una bolla di gas azzurro con all'interno altro gas multicolore, disposto a ricordare come un cespuglio.
Il residuo (remnant) della supernova di Tycho, o SN 1572

Sul finire del sedicesimo secolo, all’alba della rivoluzione scientifica, uno dei dibattiti più accesi si concentrò sull’immutabilità del firmamento. Nessuno aveva mai visto mutare alcunché, se si faceva eccezione per la sporadica e impredicibile comparsa delle comete. Su di loro persino Galileo Galilei prese una sonora cantonata, descrivendole come un fenomeno atmosferico puramente ottico. Ovviamente è pieno di fonti storiche che riportano fenomeni transitori e diversi dalle comete, ma all’epoca non erano tenute in gran considerazione. Nel 1572 però in cielo apparve una stella nova, come la chiamò in latino l’astronomo Tycho Brahe. 32 anni più tardi successe di nuovo, e Keplero riprese la definizione data dal suo mentore.

Fu così che, grazie alle novae comparse in cielo nel 1572 e nel 1604 ci accorgemmo che il firmamento non era immutabile. Le osservazioni stavolta non furono una semplice riga nel diario di qualche monaco o astrologo di corte, perché le novae di Tycho e Keplero ebbero sicuramente un ruolo importantissimo nella rivoluzione copernicana e scientifica di quegli anni. Con il miglioramento delle strumentazioni fu possibile osservare lo stesso fenomeno sempre più spesso, ma servì qualche secolo per capire di che cosa si trattasse veramente.

L’Universo violento

Il bello è che, come al solito, gli astronomi non sanno dare i nomi alle cose, perché le novae non sono per niente stelle nuove, bensì la morte catastrofica di stelle molto anziane o il ritorno alla vita di veri e propri cadaveri stellari. Quando si comprese la differenza tra i due fenomeni allora emerse anche la distinzione nella nomenclatura: nel primo caso si parla di supernovae, mentre nel secondo è rimasto il termine di nova classica.

Animazione che mostra una nova ricorrente
Impressione artistica del sistema di T CrB

È quest’ultimo il caso della nostra stella, come vi abbiamo raccontato nel precedente articolo. Una nana bianca molto in carne, 1,37 masse solari, che ruba materiale alla sua compagna, un’anziana gigante rossa. Quando il materiale raggiunge una soglia critica di temperatura e densità ecco che si innesca per breve tempo la fusione termonucleare, e la stella nana diventa così luminosa da poter essere vista in capo alla Galassia. Ogni anno scopriamo una decina di questi eventi, ma alcuni di essi sono speciali. Delle migliaia di novae osservate nella Via Lattea, una decina appena sono ricorrenti! Vale a dire, le abbiamo viste esplodere più di una volta. Proprio come nel caso di T Coronae Borealis.

Il significato del nome

T Coronae Borealis, T CrB in breve, è una nova ricorrente che ogni circa 80 anni perde le staffe. Storicamente sono infatti già state osservate due esplosioni di questa stella, nel 1866 e nel 1946, con un altro possibile evento nel 1787. Il nome arriva proprio dalla sua esplosione del 1866, in un periodo in cui si cominciarono a scoprire e catalogare le stelle variabili.

L’eco di luce prodotto da V838 Monocerotis
durante la sua eruzione nel 2002

La regola dell’epoca prevedeva di etichettare la prima stella variabile scoperta in una data costellazione con la lettera R, poi S, poi T fino alla Z. Ovviamente nove lettere sono poche, quindi si prese a raddoppiarle: da RR a RZ, poi da SS a SZ, e così via fino a ZZ. Altrettanto ovviamente le lettere terminarono in fretta, e quindi si ripartì da AA fino a AZ, poi BB fino a BZ, e così via. Totale delle combinazioni: 334.

Indovina? Anche questa serie fu esaurita, e finalmente gli astronomi risolsero di adottare i numeri (come la famosissima V838 Monocerotis). Ora sai quindi che “T Coronae Borealis” sta semplicemente per “la terza stella variabile scoperta nella Corona Boreale”.

In attesa del botto

Grafico che mostra l'andamento della luminosità di T Coronae Borealis durante l'eruzione del 1946
Curva di luce dell’evento del 1946

La tabella di marcia prevederebbe quindi un’altra eruzione del sistema intorno al 2026. Ed è qui che si concentra il dibattito della comunità astronomica in merito. Nella passata eruzione del 1946, ampiamente documentata grazie alla modernità della fotografia astronomica, abbiamo potuto osservare il sistema in azione non solo durante l’esplosione, ma anche nei mesi e anni precedenti. Otto anni prima dell’evento, nel 1938, il sistema aumentò leggermente di luminosità, mentre un anno prima ci fu una diminuzione.

Apparentemente il copione si sta ripetendo tal quale: nel 2015 c’è stato l’aumento di luminosità, e nella primavera del 2023 la diminuzione. Ciò ha quindi portato gli astronomi a predire che l’esplosione sarebbe avvenuta nella primavera del 2024, al più entro settembre. Siamo a ottobre, e ancora nulla. Una cantonata poderosa?

Luminosità da gennaio 2023 a luglio 2024
I dati in banda B (in blu) mostrano chiaramente la diminuzione
Crediti: AAVSO – Processing: Marco Di Lorenzo

Semplicemente no, perché non è scritto da nessuna parte che questi eventi debbano essere fotocopie esatte l’uno dell’altro. La fusione nucleare è un processo estremamente complesso, e se nell’equazione ci mettiamo anche la caoticità e la turbolenza del trasferimento di massa tra due stelle diverse, campacavallo. La predizione era stata fatta sulla base che l’evento sarebbe stato identico a quello del 1946, ma evidentemente non è così e c’è della variabilità. Tutto quello che sappiamo è che la nova esplode ogni circa 80 anni, e che circa un anno prima manifesta questa diminuzione di luminosità.

T CrB esploderà, questo è sicuro, ma apparentemente è molto più difficile del previsto capire quando. Sicuramente, quando succederà, tutti gli occhi degli astronomi (e non) del mondo saranno puntati verso questa stella. T CrB è l’unica nova ricorrente nota a raggiungere la visibilità a occhio nudo, e lo fa una volta sola nella vita di una persona – ogni 80 anni per l’appunto. Ci sarebbe anche RS Ophiuchi, ma è decisamente più debole (mediamente raggiunge magnitudine +5) ed è molto più irregolare (tra un botto e il successivo possono passare tra i 9 e i 26 anni). Restiamo dunque in attesa!

Dove guardare

Come già detto, l’oggetto si trova nella Corona Boreale, una costellazione minore appena vicino alla ben più grande costellazione del Boote, o Bovaro, quella della luminosissima stella Arturo.

Carta stellare che mostra la posizione della stella T CrB nella relativa costellazione.
Carta stellare che mostra la posizione della stella T CrB nella relativa costellazione

La cattiva notizia è che la Corona Boreale è una costellazione tipica della primavera, e questo significa che le condizioni per la sua osservazione stanno rapidamente peggiorando. Attualmente è visibile a ovest subito dopo il tramonto. Per trovarla bisogna identificare la brillante Arturo, la gigante rossa che domina il Bovaro e che si incontra proseguendo l’arco disegnato dal timone del Grande Carro. La Corona è un semicerchio di stelle posto appena a sinistra della costellazione del Bovaro, vicino al grande quadrilatero di Ercole. Con l’arrivo dell’inverno la Corona Boreale diventerà un oggetto mattiniero, visibile dalle 4 di mattina in poi.

Carta stellare che mostra la posizione di T CrB nel cielo autunnale visibile a Ovest
Carta stellare che mostra la posizione di T CrB nel cielo autunnale visibile a Ovest

Occhio al cielo dunque! Durante l’esplosione la stella dovrebbe diventare luminosa come le stelle del Grande Carro. Come si vede dalla carta stellare qui sopra, le stelle della Corona Boreale sono piuttosto deboli e quindi non sfuggirà la comparsa di un astro così brillante là dove non ce ne dovrebbero essere. Risulterà visibile anche da cieli moderatamente inquinati, quindi non ci sono scuse. È, letteralmente, uno spettacolo che capita una volta nella vita.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button